top of page

Smartphone e giovani: 3 cose da sapere

Aggiornamento: 2 mar 2019


A che età dare il cellulare a un bambino? Lo smartphone fa male ai più giovani? Cosa succede se lascio il tablet a mio figlio? Queste sono solo alcune delle domande che gli adulti, specialmente i genitori, si pongono. Ormai dormiamo con lo smartphone, siamo abituati ad averlo sempre con noi, ma da dove è iniziato tutto questo?


Ve lo racconto subito! C'era una volta l'IBM, produttrice di computer, con il suo monopolio nel mercato. Poi un bel giorno, agli inizi degli anni '80, tre giovanotti di Houston ebbero l'idea di prendersi una fettina di quel mercato. La fettina divenne ben presto buona parte della torta quando la Compaq creò il primo computer portatile. In quel momento ci fu un cambiamento significativo nel modo in cui l'essere umano vedeva e viveva la tecnologia: improvvisamente si poteva portare il pc persino in aereo!

L'impatto culturale è stato immenso: ora le persone potevano portarsi a casa il pc il venerdì sera, se non avevano finito un lavoro, e non dover aspettare il lunedì (cit. Steve Flannigan, parte del team Compaq fin dal principio). 

Oggi invece, quasi come fosse un effetto boomerang, nascono iniziative con l'obiettivo di moderare l'attaccamento alle tecnologie digitali: dagli Usa all' Irlanda ci sono proposte di legge per vietare la vendita di smartphone ai bambini.

Steve Jobs fece la seguente dichiarazione ad un giornalista del New York Times nel momento in cui il primo iPad veniva lanciato sul mercato:

Anche in Italia ci stiamo muovendo sull'argomento: la Lega Serie A e il Miur stanno portando avanti un progetto sul benessere digitale per sensibilizzare i giovani alla prevenzione della dipendenza dal web

Detto questo, che ci possiamo fare? Come stanno crescendo i più piccoli in questo mondo digitale? Ne ho parlato con Il Dott. Tonioni, del Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da web del Policlinico A. Gemelli di Roma, il primo in Italia ad occuparsi di problemi umani legati al web. E' stata un'intervista molto interessante e direi in accordo con quanto avevo scoperto dal Laboratorio Internet e Dipendenza del'Università degli Studi di Padova, qui trovi l'intervista che ho fatto allora.


Intervista al centro per la psicopatologia del web dell'ospedale Gemelli


Di cosa si occupa esattamente il centro? 


Abbiamo aperto il centro nel 2009 con l'obiettivo di occuparci di iperconnessione, ovvero di un uso eccessivo del web.

Ben presto però abbiamo capito che il problema non è stare troppo su internet ma piuttosto ci sono una serie di psicopatologie web mediate. Mi riferisco per esempio agli hikikomori, termine giapponese per identificare chi sceglie il ritiro sociale. Ci sono ragazzini che smettono di andare a scuola, non escono nemmeno più dalla loro stanza e rimangono immersi in un mondo virtuale tutto il giorno. Il punto però è che fenomeni di questo tipo non sono causati da internet, semplicemente avvengono su internet.  

Quindi oggi ci occupiamo di psicopatologia legata al web, ma non causata dal web perché questa non esiste. Siamo giunti a queste considerazioni, grazie al lavoro fatto con oltre 1000 nuclei famigliari. Gestiamo gruppi di genitori e di ragazzi tra gli 11 e i 23 anni. Il lavoro che facciamo è aiutare i genitori ad andare in crisi, quella crisi genitoriale che hanno evitato anni prima fornendo un display al bambino nel momento in cui sorgeva un problema. 


Perché i bambini vogliono lo smartphone? 


I bambini non vogliono lo smartphone, specialmente i più piccoli! Ciò che cercano è l'attenzione del genitore, l'amore e il riconoscimento dell'adulto. 

Il problema nasce nel momento in cui abituiamo un bambino piccolo ad avere sempre uno schermo (smartphone, tablet, tv, ecc.) invece della nostra attenzione. E' logico che una volta adolescente, continuerà a volere lo schermo, a cui l'abbiamo iper esposto in età precoce. C'è un controsenso profondo in tutto questo: prima precocizziamo i bimbi dandogli uno strumento da adulti e poi li infantilizziamo volendo togliergli lo smartphone e spingendoli ad uscire con gli amici invece di chattare sulle app social. 

I ragazzi sviluppano relazioni sociali nel web, perché spesso è l'unico luogo dove questo è possibile nei casi in cui i genitori siano assenti o comunque poco presenti, in maniera reiterata. Questo però non significa che il web sia la loro prima scelta, a priori!


Qual'è il problema dei giovani con lo smartphone oggi? 


I giovani oggi, possono avere problemi affettivi legati a nuove forme di assenza genitoriale. Lo schermo digitale diventa spesso la nuova pelle emotiva per proteggersi dal mondo, quella pelle che avrebbero dovuto ricevere da piccoli attraverso l'attenzione e la presenza del genitore. Oggi i ragazzi che intrattengono relazioni tramite webcam hanno un'esperienza emotiva completamente stravolta: per esempio non arrossiscono perché lo schermo protegge. 

La presenza dell'adulto è fondamentale per lo sviluppo emotivo del bambino. Quando il bambino fa un'esperienza per la prima volta, cerca lo sguardo dell'adulto per validare la bontà del proprio comportamento. Il contatto con il genitore in quel momento, permette il rilascio dell'energia accumulata dal bambino e quindi il vivere l'emozione.

Se in quel momento però l'adulto è assente, il bambino tiene dentro di sé la carica energica accumulata e ha fatto un'esperienza senza emozione. Lo schermo oggi è la nuova baby-sitter ma i Teletubbies non reagiscono quando il bimbo fa un'esperienza e quindi manca l'elaborazione dell'emozione. 

Il problema nasce quando il bambino è sottoposto ad esperienze di questo tipo reiteratamente, perché si abitua a fare esperienze senza provare emozioni.  


Lo smartphone ha cambiato il modo in cui l'essere umano pensa? 


E' cambiato il rapporto che i giovani hanno col proprio corpo e con la propria mente. Per esempio ci sono adolescenti che non fanno sesso o sport e stanno immersi in un mondo virtuale.

I giovani oggi hanno un pensiero per immagini, mentre noi siamo cresciuti molto più con le parole. E' un modo più inconscio e profondo di comunicare, quindi in un certo senso comunicano in modo più autentico e diretto. 


Fidget Spinner

Il problema in queste nuove forme di comunicazione però è che il linguaggio non verbale è assente e sappiamo che buona parte della comunicazione tra due o più individui avviene con il non verbale. La comunicazione nel web dà uno spazio incredibile ai pensieri paranoici (non avendo il tono di voce o l'espressione facciale di chi mi sta parlando) e si creano un sacco di incomprensioni.

Un altro cambiamento riguarda la capacità di attendere e di stare soli: due conquiste dello sviluppo umano che si stanno perdendo. Nello stesso modo è cambiata la concentrazione: i ragazzi spesso hanno bisogno di tenere qualcosa in mano per prestare attenzione. Questo ha portato alla divulgazione in massa di gadget anti stress di ogni tipo, vedi il fidget spinner.


I ragazzi sono dipendenti dallo smartphone? 


Il punto non è questo, i ragazzi vivono giustamente di relazioni e oggi le relazioni avvengono online, sui social. Non si può pensare di eliminare la tecnologia digitale dalla loro vita. Spesso loro sono meno dipendenti di noi, lo dico anche da padre di un'adolescente: mia figlia non ha problemi ad uscire a cena con me senza smartphone, mentre a me non viene spontaneo! 

Noi siamo stati dipendenti dal TG1 una vita, credevamo a tutto quello che veniva detto lì. Il problema sono i genitori, gli adulti, che stanno attaccati a tablet e smartphone. Il bambino percepisce chiaramente il valore che diamo allo smartphone, che si tratta di una cosa preziosa e irrinunciabile. Basti pensare a come reagiamo quando lo dimentichiamo da qualche parte: panico e corriamo a cercarlo! Quel tipo di comportamento ovviamente mostra al bambino che lo smartphone è parte essenziale della nostra vita e quindi perché lui non dovrebbe desiderarlo? 


Conclusioni

Dalla conversazione avuta con il Dott. Tonioni ci sono 3 considerazioni che voglio condividere con voi, che siate genitori oppure semplicemente interessati all'argomento bambini e smartphone.

Attenzione ai primi 3 anni di vita di un bambino. In questa fase il cervello umano ha fino al doppio delle sinapsi rispetto ad un cervello adulto ed entro il 3° anno, raggiunge l'80% del suo sviluppo. Le esperienze in questa fascia d'età hanno un impatto enorme su quali sinapsi si svilupperanno maggiormente in età adulta e quali invece si spegneranno perché non utilizzate. Per questo, il contesto e il tipo di esperienze cui il bimbo è sottoposto entro i 3 anni influenza in modo importante ciò che sarà il suo cervello adulto. Se vuoi approfondire l'argomento clicca qui, è un articolo in inglese ma che spiega chiaramente lo sviluppo cerebrale entro i 3 anni di vita. L'esempio degli adulti ha un potere enorme. Janell Burley Hofmann ha passato anni a studiare il rapporto tra tecnologia, bambini e genitori e in questo video, di uno dei suoi Ted Talk, puoi trovare spunti interessanti. Un concetto che l'autrice ripete anche nei libri che ha scritto è l'importanza dell'esempio che gli adulti danno ai bambini quando si tratta di gestione dei dispositivi digitali. Chi oggi ha 30/40/50 anni fa parte di quelle generazioni che sono rimaste totalmente incantate dallo smartphone e questo messaggio passa anche ai più piccoli. Quindi prima di preoccuparci di quanto i giovani siano dipendenti dagli schermi, sarebbe utile pensare a come noi gestiamo il rapporto con la tecnologia digitale.Concentrarsi sullo sviluppo emotivo dei bambini è' importante, fin dalle prime fasi di vita. Daniel Goleman, psicologo e scrittore americano che ha dedicato la sua vita allo studio dello sviluppo emotivo, descrive l'intelligenza emotiva come l'abilità di identificare le proprie e altrui sensazioni. Le persone con un alto livello di intelligenza emotiva sono quelle che hanno relazioni sane, si adattano nei vari ambienti e sono più capaci di lavorare verso i propri obiettivi. 

Comments


bottom of page