Hai presente quell'istinto che ogni tanto ti spinge a prendere in mano il telefono continuamente? Come fosse un tic quasi, un gesto ripetitivo, una costante delle proprie giornate. Se vuoi toglierti la curiosità di cercare i numeri relativi a quante volte al giorno le persone controllano lo smartphone, troverai parecchie statistiche, l' informazione più diffusa parla di 150! Eh già, 150 è il numero di volte che in media le persone controllano il proprio smartphone in un giorno.
Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, le statistiche sono da prendere con le pinze però danno un'idea del fenomeno. Anche se nel tuo caso non fossero 150, puoi trovare questo articolo interessante se senti che controlli il tuo smartphone troppo spesso.
Ho parlato di questo argomento con Paolo Lanciani, psicologo del lavoro che si occupa di coaching in aziende italiane e straniere e quindi si interfaccia con dirigenti aziendali che spesso hanno un rapporto molto stretto col proprio smartphone.
Appena entriamo nel vivo dell'argomento Paolo utilizza una metafora forte e chiara per descrivere la relazione persona-smartphone: "Lo smartphone non è buono o cattivo in sé ma dipende dall'uso che se ne fa: come un coltello può essere usato per tagliare del pane o per tagliarsi le vene!". Nella nostra vita abbiamo a disposizione svariati strumenti che possono aiutarci oppure farci del male, possono ottimizzare i tempi oppure dilatarli, tutto dipende dall'uso che ne facciamo.
2 problemi che crea lo smartphone
1. Aspettativa
Le App di messaggistica istantanea e la velocità di connessione in cui siamo immersi, ci porta ad essere impazienti quando abbiamo inviato un messaggio, perché vogliamo subito la risposta non tenendo conto dei tempi dell' altro. Le App ovviamente sono costruite per generare in noi un continuo senso di urgenza e impazienza. L'esempio più eclatante è l'evoluzione del sistema di notifiche di WhatsApp: con l'introduzione della doppia spunta e poi doppia spunta blu sappiamo tutto dell'altro e non siamo disposti ad aspettare.
Paolo parla del fenomeno automobilista-ciclista-pedone: quando siamo in macchina odiamo ciclisti e pedoni ma quando andiamo a piedi odiamo automobilisti e ciclisti, ecc. Di fatto siamo sempre la stessa persona ma cambiamo ruolo. Con lo smartphone è uguale: quando sono io ad aspettare una risposta "odio" chi non mi manda un messaggio tempestivamente ma poi spesso non rispondo velocemente ad altri e non percepisco il disagio creato.
Lo psicologo Elias Aboujaoude, professore della Standford Univerity e definito lo "psichiatra della Silicon Valley" nel 2012 scrisse Virtually you. Il libro tratta di ciò che lui chiama E-personality ovvero il fenomeno per cui la personalità sviluppata online ad un certo punto sfoci nel mondo reale. Uno degli esempi pratici di cui parla Aboujaoude è lo sviluppo di un'impazienza sempre più forte nel mondo offline, dovuto all'impazienza cui il web ci ha abituati. Quindi, se quando invii un messaggio su WhatsApp vuoi ottenere velocemente una risposta, lo stesso senso di urgenza ti si present< quando sei in fila alla cassa del supermercato e non ti va di aspettare.
2. Controllo continuo
L'aspettativa ci porta al secondo problema, ovvero il continuo controllo. Paolo fa una riflessione importante: la reazione di continuo controllo non è dovuta allo smartphone in sé quanto al proprio atteggiamento nei suoi confronti (come con il coltello insomma). Anche 20 anni fa c'erano persone impazienti che continuavano a controllare la cassetta della posta, oggi quel tipo di persona controlla le notifiche dello smartphone.
Il fenomeno è paragonabile a quello della slot machine: al casinò tiro la leva per vedere se vinco, con lo smartphone clicco sull'icona della notifica per vedere chi mi ha scritto. In entrambi i casi il meccanismo che ci tiene lì è il cosiddetto rinforzo intermittente, concetto profondamente studiato da B.F. Skinner dagli anni '40. Skinner parla di condizionamento operante con rinforzo a rapporto variabile: una certa azione (tirare la leva o cliccare l'icona della notifica) verrà maggiormente compiuta quando il rinforzo (vincita o messaggio arrivato) avverrà in modo casuale e non costante.
Quindi per capirci, se il casinò funzionasse in modo che ogni volta che si tira la leva, si vince qualcosa, magari meno ma sempre, la dinamica di gioco verrebbe meno e le persone giocherebbero meno. Stessa cosa con lo smartphone: se invece che ricevere una volta 1 notifica e una volta 10, venissero distribuite temporalmente in modo più costante e prevedibile, oppure mostrate tutte in certi intervalli di tempo, non passeremmo il tempo a controllare il display. Questo ovviamente è ciò che i grandi social network NON vogliono visto che il loro obiettivo è tenere le persone sempre dentro il loro ecosistema.
2 cose da fare per gestire l'istinto di controllare sempre lo smartphone
1. Autoeducazione
Parlando di autoeducazione all'uso dello smartphone Paolo mi porta l' esempio della notifica in metro. Ovvero, quando sono in metro e sento il suono di una notifica posso scegliere come reagire: rimettere il telefono in tasca, leggere e dare una risposta al volo (es: "ok, ho visto la tua mail, prima di sera ti rispondo") oppure dare una risposta esaustiva in quel momento. Il fatto che io debba rispondere esaustivamente in quel dato momento è spesso inversamente proporzionale all'importanza dell'argomento.
Cosa dignifica questo? Se la mia risposta richiede un tempo e un'energia scarsi, allora ha senso rispondere subito. Per esempio se devo confermare l'orario di un appuntamento ad un amico, l'azione è semplice e richiede un investimento di energia e tempo scarso. Se invece un collega vuole parlarmi di una questione lavorativa e mi espone un problema, so che la risposta richiederà tempo ed energia, quindi probabilmente rispondere dallo smartphone in metro non mi permette di farlo in modo adeguato. Sono questioni che ognuno deve valutare al momento e prendere una decisione.
Per valutare come reagire ad uno stimolo che ci arriva (notifica, chiamata o altro) la matrice di Eisenhower può essere utile.
Secondo questo schema, ogni attività nella propria vita può essere collocata in uno dei quattro quadranti, a seconda del livello di importanza e urgenza che gli attribuiamo, vediamole meglio qui di seguito.
Importante e urgente: necessario agire velocemente e di persona, situazione di crisi. Esempio: il vicino di casa ti chiama avvisandoti che il tuo appartamento è allagato -> devi muoverti velocemente.Importante e non urgente: da eseguire di persona dando una scadenza, bisogna pianificare. Esempio: un cliente ti chiede un preventivo-> devi darti una scadenza per farlo ma non è necessario farlo nell'immediato.Non importante e urgente: ingannevole senso di importanza per qualcosa che potrebbe essere evitato o delegato, tipico delle interruzioni. Esempio: riunioni o incontri non fondamentali -> potrebbe andarci un collaboratore o potresti tagliare l'incontro velocemente. Non importante e non urgente: rimanere impegnati in qualcosa che non porta particolari benefici, si tratta di una perdita di tempo. Esempio: perdersi nel news feed di Facebook o giocare a Candy Crush -> non sono attività utili.
Eisenhower diceva:
2. Libera la mente
Liberare la mente in questo caso significa creare uno spazio in cui non pensi alla possibile risposta che attendi o ad eventuali notifiche ma ti dai un momento in cui controllerai tutto. Questo aiuta a concentrarsi su ciò che stai facendo, diminuire la distrazione ed evitare di prendere in mano il telefono ogni 5 minuti per controllare.
Come funziona? Semplicemente dandosi dei tempi. Se scrivi un messaggio ad un amico o collega, puoi decidere di controllare la posta dopo 2 ore oppure a fine giornata per esempio. Darsi dei tempi durante la giornata in cui controlli la mail, rispondi o guardi le notifiche, ti permette di liberare la mente per quel momento e dedicarti al 100% ad altro. E' importante riuscire a pianificare e organizzare il tempo che dedichi alle singole attività nella vita.
Lo stesso meccanismo può essere applicato nei confronti di chi aspetta una risposta da te. Ovvero, quando ricevi una richiesta puoi rispondere "Ti faccio sapere entro sera", inserisci un reminder nella tua agenda e questo ti permette di liberare la mente fino a sera da questa questione. Praticamente è ciò che abbia visto appena prima, a proposito di autoeducazione.
Per mettere in atto questa strategia, un aspetto importante è trovare una soluzione che abbia senso per te, che non sia un banale obbligo altrimenti presto eliminerai la regola che ti sei dato. Se ti dici "non posso controllare il mio telefono fino alle h 17", rimarrai con il chiodo fisso sullo smartphone fino a quell'ora. Se invece ti dici "non lo controllo fino alle 17" semplicemente accantoni il pensiero smartphone fino al momento stabilito e poi sai che lo controllerai. Puoi elaborare questo pensiero quando hai chiaro il beneficio che ti porta, ovvero concentrarti su ciò che devi fare e non essere distratto tutto il giorno da notifiche varie.
Insomma in fin dei conti, è una questione di motivazione, che come vale per una weekend digital detox, vale anche per regolare lo spazio che lo smartphone ha nella tua vita.
Conclusioni
Se sei curioso di scoprire quanto tempo passi veramente sul tuo smartphone, scarica una delle app che monitora l'uso quotidiano che fai del tuo device. Dopodiché se vuoi gestire meglio il tuo tempo con il telefono impara ad autoregolarti, è tutta una questione di abitudine in fondo. In generale ricorda: per non sprecare tempi infiniti davanti al display del tuo smartphone, fermati a pensare all'importanza e urgenza di ciò che dovresti fare e poi agisci.
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