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Distratti o attenti? Come migliorare

Aggiornamento: 5 dic 2023

Immaginiamo il nostro cervello come un muscolo, che allena determinati circuiti neurali a seconda delle attività che compie. Si parla appunto di neuroplasticità per indicare la capacità del cervello di plasmarsi e quindi di accrescere o diminuire le proprie reti neurali. Si tratta di una caratteristica del cervello umano durante tutto l’arco della vita, tenendo in considerazione che durante il periodo dello sviluppo è sicuramente più accentuata. Ciò non toglie quindi, a qualsiasi età, di riuscire ad apprendere informazioni e competenze nuove.


La neuroplasticità però è anche quella caratteristica per cui meno facciamo una cosa, meno la faremmo proprio perché non abbiamo le reti neurali attivate rispetto a quell’attività. Per fare un esempio, se io mi abituo ad operare in modalità perennemente distratta, nel momento in cui desidero oppure ho necessità di essere concentrato, faticherò perché non ho quel muscolo allenato.


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Tutto ciò porta al passaggio dalle distrazioni esterne alle distrazioni interne. Le distrazioni esterne si riferiscono all’ambiente circostante, per esempio le notifiche che ricevo dai social, il telefono che squilla, una persona che mi interrompe, ecc. Le distrazioni interne invece si riferiscono alle distrazioni della nostra mente e quindi al proprio mondo interiore, per esempio quando iniziamo a pensare alla lista della spesa, oppure ci mettiamo a guardare fuori dalla finestra o ci viene voglia di un bicchier d’acqua.


Quindi quando improvvisamente eliminiamo le distrazioni esterne, può essere che siamo disturbati da quelle interne perché non siamo abituati ad una modalità operativa concentrata. Ricordiamoci che cambiare costa una grande fatica al nostro cervello e quindi anche nella gestione delle distrazioni, sappiamo che non può essere indolore.


Come restaurare l'attenzione


Come visto prima, grazie alla neuroplasticità possiamo allenare le nostre capacità cognitive e quindi dedicare delle risorse per addestrare il nostro cervello ad una maggiore attenzione e concentrazione quando lo desideriamo.



Fare nuove esperienze è ciò che stimola la neuroplasticità quindi per restaurare la nostra attenzione è necessario fare attività diverse da ciò che abbiamo sempre fatto. Ricordiamoci che introdurre nuove abitudini richiede un certo sforzo, per questo in generale il consiglio è farlo a piccoli passi in modo che sia sostenibile nel lungo periodo.


Il neuroscienziato Adam Gazzaley esplora due dimensioni su cui lavorare per ripristinare l’attenzione:

  • Stimolare il cervello Si tratta di fare delle attività che portino le nostre reti neurali a lavorare per essere concentrati. Alcuni esempi di attività: lettura, meditazione, esercizi cognitivi e anche movimento fisico. Per esempio esercitarsi a leggere in modo concentrato un libro che ci piace (e quindi che non si tratti di studio o lavoro, ma di svago) è un’attività stimolante per la modalità con cui operiamo, al di là del contenuto.

  • Cambiare il comportamento Si tratta di introdurre delle abitudini e regole nella propria quotidianità che ci aiutino ad essere concentrati. Alcuni esempi: darsi momenti prestabiliti nell’arco della giornata per il controllo delle mail e altri per le notifiche social, evitare situazioni di multitasking e fare delle passeggiate nella natura.





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