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L'educazione sessuale nell'era di internet

Aggiornamento: 4 gen 2019


Quest'estate ho letto un articolo su Repubblica in cui si parlava di millennials e sesso, eccolo qui, e mi colpì quindi decisi di approfondire l'argomento dell'educazione sessuale nell'era del web. Oggi i giovani che si avvicinano alle prime esperienze sessuali, sono connessi con il proprio smartphone tutto il tempo e quindi in qualche modo le relazioni interpersonali sono influenzate dal mondo web. 

Nelle mie ricerche mi sono anche imbattuta in una ricerca fatta dalla San Diego State University in Florida, USA nella quale emerge come i millennials facciano meno sesso dei fratelli maggiori e ancor meno dei genitori! Il primo impatto nel leggere questa ricerca è stato di stupore, perché in qualche modo pensavo che andando avanti le generazioni fossero precocizzate.

Poi approfondendo l’argomento ho trovato qualche numero interessante sul tema sexting ovvero l'invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o telefono cellulare.

Una ricerca fatta su teenager negli USA rivela che Il 55% di chi pratica sexting, condivide foto e video intimi con più di una persona. Questo può significare che ci sia un traffico di contenuti privati abbastanza aperto, che però non necessariamente combacia poi con scambi interpersonali offline altrettanto frequenti o profondi.  

Dall'alba dei tempi l'essere umano si è riprodotto, le relazioni interpersonali si sono sviluppate entro le cornici socio-culturali di ogni popolo e il mondo va avanti. Oggi però, in un'epoca in cui i confini sono sempre più labili, lo scambio di informazioni cresce e nelle nostre mani abbiamo uno strumento che ci apre infinite porte, anche l'apprendimento alle relazioni e al sesso sta cambiando. 

Ho cercato qualche professionista che si occupasse di educazione sessuale nelle scuole e ho avuto il piacere di parlare con Marica Pasinetti, psicologa e psicoterapeuta del Consultorio famigliare “Val Seriana” con sede ad Albino (Bergamo).


Intervista alla psicologa e psicoterapeuta Marica Pasinetti


Che tipo di lavoro fate nelle scuole sul tema educazione sessuale?


Una delle attività di cui mi occupo con alcune colleghe psicologhe e ostetriche del Consultorio sono i progetti di educazione all’affettività e sessualità che proponiamo nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado del territorio della Media Val Seriana.

Il lavoro che svolgiamo ha come obiettivo primario il dare senso all'esperienza sessuale, riponendola in una cornice di senso che comprende corpo, affettività, relazione, educazione e cultura. L'OMS d'altra parte ha dichiarato che la prima funzione della sessualità è quella relazionale e quindi partiamo proprio da lì con i ragazzi: la sessualità come relazione tra persone!

I temi vengono approfonditi in maniera ovviamente diversa nei diversi livelli scolastici. Già nelle primarie, le vecchie scuole elementari, ragioniamo e stimoliamo i bambini sui temi della relazione, su quali siano gli ingredienti importanti in una relazione finalizzata allo star bene nostro e dell’altro, cosa non ci debba essere e, di conseguenza, cosa diventa ostacolo.


C'è qualcosa che ti stupisce quando fai questi progetti?

Si, ciò che i ragazzi anche più grandi non sanno mi stupisce sempre. Non è la regola assoluta, ma spesso i ragazzi hanno un'idea della sessualità fatta di pezzi di informazione che in modi diversi carpiscono da diverse fonti più o meno veritiere. Alcuni esempi di credenze che a volte hanno, alle scuole superiori:

dimensione degli organi sessuali: soprattutto per quanto riguarda i genitali maschili, l’idea è che debbano essere di dimensioni davvero grandi. Il riferimento è evidentemente in maniera diretta o indiretta quello del mondo della pornografia e il vissuto dei ragazzi si traduce spesso in termini di inferiorità, inadeguatezza e inefficacia;la gravidanza: spesso credono che sia impossibile che la fecondazione avvenga durante il primo rapporto sessuale. Dicono “è già tutto così complicato, impossibile anche questo!”;metodi contraccettivi “fai-da-te”: in più di un’occasione abbiamo riscontrato la falsa credenza secondo la quale “gli sciacqui vaginali con la Coca Cola dopo un rapporto sessuale evitano il rischio di gravidanza”;i ragazzi assimilano la pillola del giorno dopo, ora disponibile in farmacia senza prescrizione medica, ad un contraccettivo tout court, esattamente come se fosse la pillola progestinica solo con diversa modalità di assunzione.


Perché c'è bisogno di questo tipo di progetti?

Perché i ragazzi sono curiosi, desiderosi di sapere anche (e di questi tempi forse soprattutto) i temi legati alla sessualità e se non trovano interlocutori preparati e disposti a condividere con loro informazioni, pensieri e riflessioni, vanno a reperirne come e dove possono. La rete è sicuramente il luogo in cui si buttano, spesso però nel web trovano materiale che non da un senso affettivo e relazionale alla sessualità. Quindi ci troviamo con ragazzi che pensano all'argomento semplicemente come atto fisico, che pensano di aver capito tutto, ma si sentono fragili e spaesati, anche quando ostentano sicurezza. Essendo ancora un argomento tabù in molte famiglie, i figli captano informazioni un po' casualmente e capita che arrivino da noi già da piccoli con pensieri in testa che non sono collegabili ad una sana consapevolezza e conoscenza dei temi della sessualità. Ci interrogano su temi quali la pedofilia, l’abuso, la zoofilia o necrofilia - senza saperne il significato – prima ancora che si possa aprire a temi quali il funzionamento del nostro corpo, i sentimenti, l’innamoramento, ecc.


Vi è capitato di trovarvi di fronte al fenomeno delle foto di nudi che fanno il giro della scuola?

Succede già alle scuole medie e fa parte di un preciso protocollo relazionale che i ragazzi adottano tra loro. A scuola, quando due ragazzi si piacciono, il primo approccio solitamente avviene via messaggio. Se si piacciono tra loro, vanno avanti a scriversi ma la comunicazione verbale faccia a faccia continua a mancare. Quindi tutto ciò che è la comunicazione non verbale è assente e lo scambio comunicativo si mantiene tramite smartphone. Quando la “relazione” va avanti, ad un certo punto parte la richiesta, a volte di lui a lei, altre volte viceversa, di avere una foto di una parte “del tuo corpo”. Il problema in questi casi nasce quando della foto si perde il controllo e quindi non sarà solo il fidanzatino o la fidanzatina a vederla ma potrebbe fare il giro della scuola. Per la mia esperienza posso dire che in più di un’ occasione i ragazzi si sono mostrati inconsapevoli di quanto possano ferire l'altra persona facendo girare una sua foto intima e carica di valore affettivo; c'è poca intenzionalità in questo tipo di azioni ma ciò può considerarsi cosa ancor più grave (l’ emozione dell’ empatia pare sovente poco sviluppata) e soprattutto non significa che non si creino danni o profonde sofferenze.


Conclusioni

Dopo le mie ricerche sull’argomento e la mia chiacchierata con la Dott.ssa Pasinetti, c’è un’ultima considerazione che voglio condividere qui in merito al cinema hard! Perché è proprio lì che, sopratutto i più giovani, vedono, curiosano e imparano cos'è lo scambio sessuale tra due esseri umani. Il materiale video disponibile online, è la prima fonte di "educazione sessuale" cui i ragazzi si appigliano. Spesso la filmografia disponibile in modo gratuito nel web, mostra l'atto completamente decontestualizzato dallo scambio relazionale che invece dovrebbe dare senso all'esperienza. La donna inoltre ne esce frequentemente come un oggetto disponibile solo a soddisfare il piacere dell'uomo. 

Quindi ricordiamoci, che i giovani sono incuriositi dall'argomento, e se nessuno gliene parla, andranno a cercare online e rischiano di avere una visione della relazione sessuale molto impoverita! 

Ci sono anche eccezioni ovviamente, tra cui Erika Lust, una regista svedese di film per adulti. Lei porta avanti la sua battaglia controcorrente nel mondo del cinema pornografico, proponendo una visione dignitosa, rispettosa e fondata sullo scambio relazionale dell’atto sessuale

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