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L’impatto dei social media e della fitta comunicazione di oggi

Oggi voglio partire da una domanda che ho ricevuto in un corso sul benessere digitale che sto tenendo in un’azienda di software. Parto da questa domanda perché credo sia di valore per te che leggi il mio blog visto che questo vuole essere un luogo di riflessione e contaminazione intorno ai temi del benessere e del digitale.

 

La domanda che mi è arrivata è questa: Dal punto di vista evolutivo, quanto siamo pronti e capaci a sopportare il peso cognitivo creato dai social media e dalla fitta comunicazione moderna (WhatsApp, mail, chat…)? 


social media

In queste ore mentre scrivo l’articolo, non ho ancora condiviso la mia risposta con il gruppo, ne parleremo nella prossima sessione la prossima settimana. Ma intanto voglio condividere con te che leggi, qual è la mia posizione in merito.

 

Intanto una precisazione: il confine tra social e messaggistica è sempre più sottile. WhatsApp che è nata per inviarsi messaggi oggi ha una certa somiglianza a Instagram con i suoi stati giornalieri.

 

Siamo pronti a gestire i social in modo consapevole? 

 

Dal punto di vista evolutivo, l'essere umano non è ancora completamente pronto a gestire il peso cognitivo creato dai social media e dalla comunicazione moderna. Questo è il mio pensiero, e ora ti spiego perché.

 

Non credo che l’essere umano sia pronto all'impatto dei social media semplicemente perché la velocità dell’evoluzione tecnologica degli ultimi 20 anni è stata elevatissima e il tempo non sufficiente per un adattamento. Basti pensare che negli ultimi 160.000 anni la forma del cervello umano non ha visto grossi cambiamenti e ancor di meno negli ultimi 30.000 anni, non credo sia successo nulla di significativo tra i miliardi di neuroni che abbiamo, negli ultimi 20 anni.

 

l'impatto dei social media: Cosa provocano?

 

Nel 2004 nasce Facebook e da lì c’è il boom delle piattaforme social. Piattaforme che tanto ci danno ma anche ci tolgono. Io lavoro e faccio divulgazione sui social quindi non voglio puntare il dito ma credo sia essenziale oggi trovare dei modi per usarli consapevolmente. Non ho la ricetta magica in tasca ma già fermarsi e osservare come li usiamo è un buon inizio.

 

Una delle trasformazioni principali, e di cui si parla poco, portate dai social dal mio punto di vista è l’aumento del carico cognitivo.

Negli ultimi anni siamo tutti passati dall’essere fruitori a creatori di contenuti social e questo ha portato ad una proliferazione importante di informazioni immesse in rete.

 

Pensa alla quantità di informazioni che oggi leggi, ascolti e vedi. Con i nostri smartphone ogni giorno siamo sottoposti ad una vastità di informazioni e stimoli enorme e senza precedenti nella storia dell'umanità. Questo sovraccarico di input cognitivi può portare a stress, ansia e difficoltà nel filtrare le informazioni rilevanti.

 

Ti faccio un esempio pratico: oggi leggiamo molto più che in passato. Ma leggiamo in modo diverso, spesso frammentato. Le ricerche di Maryanne Wolf ci dicono che in media arriviamo a leggere 100.000 parole al giorno, praticamente un breve romanzo. Ma queste parole sono spesso disperse in decine di messaggi WhatsApp, commenti ai post social, caption di video Instagram, e-mail ecc.


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Quindi il punto è che i social, tra le varie cose, provocano un flusso continuo e infinito di contenuti in cui tendiamo a perderci e che spesso ci schiaccia.

 

L’impatto dei social sulle relazioni

 

La comunicazione mediata dai social e dalle app, seppur facilitando i contatti, può impoverire le relazioni umane profonde. Passare troppo tempo online a discapito di interazioni faccia a faccia può portare a isolamento sociale e difficoltà nel gestire le relazioni in presenza.

 

Su questo ci sono opinioni e ricerche contrastanti, anche perché si tratta di un fenomeno effettivamente nuovo. Da una parte i social ci permettono di conoscere e seguire persone con cui sentiamo una certa affinità di gusti, valori e visione del mondo, e che non incontrerremmo nel mondo analogico perché semplicemente vivono lontani da noi. Per esempio in una una ricerca di Cacioppo si supporta l’ipotesi per cui un matrimonio iniziato da un incontro online sia più soddisfacente rispetto a quelli iniziati nel tradizionale mondo fisico.

 

Dall’altra parte è vero che la sovrabbondanza informativa che ci arriva dal digitale e la continua connessione tecnologica possono invece portare a comportamenti di isolamento. Tant’è che dalla pandemia in poi si parla sempre più, anche nei contesti scientifici, dell’emergeza solitudine.

 

Dipendenza da social e FOMO

 

Molti studi hanno dimostrato come l'uso eccessivo di social media possa creare copertamenti vicini alla dipendenza e FOMO (Fear Of Missing Out). Questo perché l'attivazione del sistema di ricompensa cerebrale legato ai "mi piace" e ai feedback positivi online crea assuefazione. La FOMO indica proprio la spinta che abbiamo a controllare costantemente i nostri dispositivi per paura di perderci qualcosa. Detto questo però la dipendenza da social / internet non è ancora riconosciuta e non c’è totale accordo nella comunità scientifica in merito a questo.

 

In conclusione: credo che non siamo ancora pronti a gestire in modo efficace e sano il sovraccarico di informazioni che riceviamo da social e mezzi di comunicazione. Però credo anche che possiamo attrezzarci per esserlo, perché il flusso informativo continuerà ad aumentare.

 

In Bloom, il mio percorso sul benessere digitale per professionisti che desiderano avere più tempo, meno stress e più focus in quest’epoca di iperconnessione, affrontiamo proprio il tema della sovrabbondanza di stimoli che riceviamo e soprattutto come gestirli.

 

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