"Se non c'è il wifi non vengo in vacanza!" dice Paola, ragazzina di 12 anni, alla madre. Ho assistito a questa conversazione qualche giorno fa ad una cena in compagnia tra amici. E Paola non è assolutamente una pecora nera nel panorama dei preadolescenti e adolescenti di oggi. Soprattutto, Anna non è assolutamente l'unica madre a trovarsi disorientata nel capire come gestire questa situazione. Ragazzini che crescono a suon di Musica.ly, ora diventato Tik Tok dalla recente fusione tra due colossi del digitali per under 16. In questo scenario paradossale in cui il GDPR ha alzato la soglia di utilizzo della maggior parte di social e App, di fatto non è cambiato nulla a me pare, ne avevamo già parlato qui.
La situazione rimane quella di prima: a riempire di ore di utilizzo buona parte delle App social, sono i più piccoli. E così iniziano a nascere iniziative che pongono delle domande sul quanto sia opportuno, appropriato e utile portarsi sempre con sé il cellulare ed essere perennemente in pensiero per la presenza o meno del wi-fi.
Intervista su Sentieri Sconnessi
A Piacenza è nato un progetto di Montagna Terapia, partito per gli adolescenti e poi allargato anche alla fascia degli adulti, che porta le persone a disconnettersi dal wifi e a riconnettersi a sé stessi: Sentieri Sconnessi! Ne ho parlato con la psicologa psicoterapeuta che ha avuto l'idea: Manuela Randazzo.
Cos'è la montagna terapia?
La montagna terapia trova le sue radici teoriche nel movimento basagliano (Vedi Legge Basaglia e chiusura dei manicomi) per cui l'uscita dei pazienti psichiatrici dalla struttura di cura è un punto fondamentale per la messa in gioco di nuovi modelli, ruoli e possibilità di stare in relazione. L'idea di uscire in montagna, in un contesto naturale si accompagna all'obiettivo di riduzione dello stigma del paziente. In quella situazione paziente, medici, infermieri e psicologi si trovano insieme in un ambiente diverso da quello classico del centro di salute mentale e quindi si apre anche l'opportunità di mettere in atto ruoli differenti e scoprire nuove possibilità di stare insieme e affrontare i propri limiti.
La montagna terapia è un'attività che unisce l’attenzione e la messa in gioco da punto di vista corporeo con la dimensione più psicologica e quindi interiore. Include tutte le attività legate alla montagna che vengono scelte a seconda del gruppo di persone e degli obiettivi prefissati.
Si alterna l'escursione con momenti di discussione e confronto nel gruppo con attenzione allo spazio interno andando ad esaminare le proprie paure, limiti, capacità di prendersi dei rischi, ecc.
Che obiettivi ha la montagna terapia?
Il fine non è formativo o educativo ma quello di creare una comunicazione tra dentro e fuori e scoprire aspetti di sé. Nasce in un contesto francese di un manicomio, l’idea era venuta ad un infermiere che vedendo i pazienti psicotici e voleva portarli fuori. Gli obiettivi tendenzialmente sono riabilitativi, uscire dall’ospedalizzazione.
Da dove nasce l'idea di sentieri sconnessi?
La montagna terapia è la metodologia utilizzata anche nel progetto Sentieri Sconnessi, rivolto principalmente agli adolescenti e poi allargato anche agli adulti a Piacenza. La proposta questa volta si rivolge a "persone normali", non in ambito di ospedalizzazione. L'obiettivo è creare un'occasione per stimolare nei ragazzi in via di sviluppo le proprie capacità relazionali, in un'epoca in cui lo scambio comunicativo è sempre schermo-mediato. Quindi vogliamo mettere in luce la dannosità della relazione che avviene sempre e solo attraverso i social e desideriamo proporre un'occasione per sperimentare altri modi di stare insieme e di conoscersi.
Quindi nelle uscite di Sentieri Sconnessi ovviamente nessuno ha il cellulare, e i pochi scatti concessi sono quelli lasciati da una macchinetta usa e getta! Per noi distogliere l’attenzione dai social e internet è importante da un punto di vista relazionali sopratutto per i giovani.
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