top of page

Un progetto di uso positivo dei social a scuola

Aggiornamento: 4 gen 2019


I social a scuola? e cosa centrano? L'apprendimento e il gioco sono due cose diverse, quindi Facebook, Instagram, Snapchat, WhatsApp e compagnia bella non dovrebbero entrare a scuola! Questo è un pensiero comune ma oggi vediamo chi e come l'ha smentito! 

Ormai siamo tutti sui social e la propria presenza online va gestita con i dovuti accorgimenti. Qualche tempo fa abbiamo sentito la storia di Antonio e Martina che hanno sperimentato un social media detox. La presenza sui social è spesso oggetto di discussioni e riflessioni, sicuramente non lascia indifferenti. 

Riguardo al ruolo che social e tecnologia digitale hanno a scuola, ci sono diverse opinioni. In una scuola britannica, da questo autunno, verranno bannati smartphone agli studenti di 12/14 anni mentre ai più più grandi verranno lasciati con diversi livelli di limitazione a seconda dell'età.

Nella Sylicon Valley, ci sono sempre più scuole che evitano la tecnologia. La Walford School per esempio, dove il 75% degli studenti sono figli di dirigenti di tech company, intenzionalmente non utilizza dispositivi digitali in ambito scolastico. 

Detto questo, è importante ricordare che smartphone e social network non sono il male in sé ma come tutti gli strumenti possono essere utilizzati bene o male. Avevo già parlato di questo qualche tempo fa, con Paolo Lanciani, psicologo del lavoro il quale mi faceva l'esempio del coltello: strumento molto utile per diversi compiti svolti dall'uomo ma che può essere utilizzato anche come arma e a quel punto non significa che il coltello sia un cattivo strumento in sé. 

Ho parlato dei possibili utilizzi positivi dei social network, con Daniele Salvaggio, esperto di comunicazione da 20 anni che opera a Milano che, in collaborazione con il Miur e Facebook ha ideato il progetto e-likeschool per sperimentare un uso positivo dei social in ambito scolastico


Intervista a Daniele Salvaggio, ideatore di E-like school


Daniele Salvaggio

Da dove nasce l'idea di e-likeschool? 

Mi occupo di comunicazione da sempre e quindi i social network sono uno strumento che utilizzo molto spesso nella mia attività. Tre anni fa iniziai a notare che negli Stati Uniti c'erano diverse iniziative in ambito scolastico per quanto riguardava l'uso di social media come strumento didattico. A questo punto ho pensato che fosse interessante portare in Italia la stessa idea e quindi ho coinvolto le istituzioni italiane e Facebook per lavorare insieme su una proposta che vedesse i social come mezzo utile in ambito scolastico. 


In cosa è consistito esattamente il progetto? 


E' stato un progetto pilota fatto in due scuole superiori, una di Roma e una di Milano, in una classe 2° e in una classe 4°. Il progetto è consistito in 5 incontri formativi: due teorici aperti a studenti, insegnanti e genitori e 3 pratici di lavoro con i ragazzi. L'obiettivo era testare l'idea che Facebook potesse essere uno strumento utilizzabile ai fini didattici e quindi si è creato un gruppo chiuso all'interno del social in cui insegnanti e alunni comunicavano. Ai ragazzi sono state date delle ricerche da fare e il gruppo è stato creato proprio per condividere il lavoro. 


Avete riscontrato problemi nell'attuare il progetto? 


Più che problemi direi che all'inizio abbiamo incontrato un po' di reticenza da parte di tutti perché genitori, insegnanti e anche degli studenti. Non credevano che una piattaforma social potesse essere usata ai fini didattici. Facebook è considerata una piattaforma utilizzabile per motivi ludici e quindi non associata ad un'utilità scolastica. Credo ci sia ancora molta leggerezza e poca conoscenza in Italia rispetto alle potenzialità delle piattaforme social.  


Quali sono i risultati del progetto?


Il progetto si è svolto nell'anno scolastico 2015/16 e i risultati sono stati molto soddisfacenti, in particolare sotto due punti di vista: 

Motivazione: è sensibilmente aumentato l'engagement dei ragazzi, specialmente di quelli più timidi e riservati con questa modalità di condivisione hanno trovato un loro spazio in cui emergere; Performance scolastica: la media dei voti nelle materie in cui si è svolto il progetto è aumentata da 6-6 1/2 a 7-7 1/2 quindi un punto, semplicemente con 5 incontri formativi. 

Per me è importante comunicare che sia possibile lavorare con strumenti che già esistono, senza inventarsi nulla di nuovo ma puntando su piattaforme con cui gli studenti hanno già una certa familiarità. E' stato un progetto che ha permesso di accorciare le distanze tra studenti e insegnanti.


Quali sono le prospettive del progetto?


Abbiamo fatto il progetto pilota che ha avuto ottimi risultati, ora l'auspicio è quello di creare un team di lavoro che possa espandere l'iniziative in tutte le scuole d'Italia, proprio per dare le stesse chance a molti più ragazzi. Ci sono diverse realtà private che lavorano nelle scuole ma c'è poca sinergia e penso che sarebbe utile fare sistema per fornire ad insegnanti e studenti una formazione adeguata sull'argomento. Il progetto ha avuto la collaborazione dell'Associazione Nazionale Presidi e di Facebook che ha messo a disposizione una persona per l'intera durata dell'iniziativa quindi credo abbia tutte le credenziali per potersi ampliare. La strada da fare è ancora tanta ma ci credo molto.


Conclusioni

Ho due considerazioni che voglio condividere qui:

I social possono essere una risorsa in ambito didattico. Come tutti gli strumenti anche i social possono essere usati per farci del bene o del male. Pier Cesare Rivoltella, docente all'Università Cattolica di Milano, è un promotore dell'uso attivo delle tecnologie digitali in ambito scolastico. Ha scritto svariati libri approfondendo la relazione tra schermi digitali e l'educazione allo sviluppo. 

In Italia stanno iniziando ad esserci iniziative in ambito scolastico per promuovere un utilizzo positivo delle tecnologie digitali ma ancora manca un coordinamento generale, ma intanto è significativo che si stia iniziando a lavorare in questo senso.

Comments


bottom of page